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Si, la libertá.
Credo si debba cercare e sperimentare la libertá.
Non é il paradiso e non é l´inferno, puó essere tutt´e due.
Puó essere la noia, la violenza, ma ovviamente anche gesti dolcissimi, i piú dolci.
Nella libertá c´é l´arte, il resto é l´esticamente bello o il
politicamente corretto.
Ed é vero, la libertá é strana, é strano da dire, ma é cosí.
Tutte le volte che ci dicono che siamo strani, in quei momenti, sappiamo che siamo sulla strada buona, costi quel che costi.
Non voglio essere strano a tutti i costi, viene da sé.


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non ci credo

Sto frequentando tardivamente l´universitá.
Avrei tante cose da dire….
Una delle tesi piú sbandierate da molti professori e professoresse é questa:
"Non puoi rompere i codici del linguaggio, non puoi andare oltre, se prima non li conosci, se prima non lo conosci il linguaggio".
Tutti gli studenti prendono per buona questa tesi anche perché sembra proprio vera. Sembra logicamente vera, inoppugnabile, ma secondo me é falsa o almeno, non é vera.
Direi anche di piú, secondo me, é molto probabile che la veritá si possa trovare nella tesi contraria e cioé:
"Si é piú liberi di rompere gli schemi del linguaggio quando non conosci esattamente il punto di rottura, in sostanza meno conosci il linguaggio piú hai la possibilitá-capacitá di andarci oltre".
Per cercare di rendere l´idea di quello che voglio dire devo guardare alle mie esperienze.
Se analizzo le vicende degli ultimi 20 anni anni della mia vita vedo che mi é capitato tante volte di aver agito senza la conoscenza, o che la conoscenza arrivasse attraverso l’azione, un processo inverso a quello insegnato dai professori. Per esempio, mi sono approcciato alla musica senza conoscere né la teoria musicale né la sua storia, un approccio istintivo, probabilmente limitato(ma quale approccio non lo é?) che non si preoccupava del linguaggio e del suo superamento ma inventava il linguaggio nell’ignoranza. Oggi, che il linguaggio presumo di conoscerlo meglio perché lo studio(e capirai!), non posso non riconoscere che nonostante queste lacune cognitive e forse proprio per questo, io mi sentissi molto libero nella relazione con lo strumento, e con le note. Non mi ponevo il problema di quale fosse il limite oltre il quale il linguaggio sarebbe stato superato, a limitare il mio rapporto con la musica c´erano le convenzioni e la morale di questa societá. In altre parole quando prendi una chitarra in mano e da perfetto ignorante non sai che per comporre un accordo di "Do" devi mettere il dito indice in un determinato posto, il medio in un altro e l´anulare in un altro ancora, quando al massimo sai che Hendrix teneva il manico della chitarra a destra, non significa che non puoi suonare, anzi, quando non sei condizionato dalle teorie e dalla storia, é proprio questo il momento in cui la massima creativitá puo essere espressa.
Ho "cantato" in tre gruppi senza aver mai studiato canto, e si sentiva, senza aver mai studiato il modo di muovermi sul palco, e si vedeva, ma se ascolto quello che urlavo o ricordo quello che facevo sul palco, mi rendo conto della enorme libertá improvvisativa, una libertá che generava linguaggio, che lo superava e che superava anche il superato.

C´é qualcuno che puó suggerirmi un libro su questo tema?

lavorare con lentezza e gratis

Sto lavorando gratis.
Sto facendo questo.
Non sto lavorando gratis per dei porci capitalisti, questo non lo farei mai, sto lavorando gratis per amici.
Instaurare rapporti non mediati dal denaro é un´esperienza che consiglio di fare a tutti, per capire quanto siamo condizionati da questo modello economico che imbeve ogni momento della nostra giornata.
Uccidi il capitalista che c´é in te é una bella impresa.
Lavorando gratis ci confrontiamo con la nostra anima mercantile che monetizza ogni secondo della nostra vita, che ci obbliga a relazionarci agli altri in termini di convenienza e di opportunismo, che ci obbliga a stare in guardia dallo sfruttamento, a pararci il culo.
Ti avviso, lavorare gratis ti puó far sentire un idiota.
E come infatti, non lo dico tanto volentieri qui in paese.

Veramente gratis gratis non lo é. Ho chiesto qualcosa in cambio.
In cambio di questo lavoro ho chiesto libertá, ho chiesto di farlo come voglio io e senza fretta.

Regalare é moooolto piú impegnativo che barattare, scambiarsi le ore.
Il regalo é vero solo quando non vuoi niente in cambio, nel profondo. Regali perché pensi che sia giusto cosí ebbasta. Senza interessi e senza non interessi.
In questo momento sono piú o meno a metá dell´opera, ho superato piccoli momenti di perplessitá tenendo a bada i cattivi pensieri, ma sono contento.
Fare muri a secco mi piace e questo aiuta molto.
E poi, comunque, sono ricompensato da molte cose:
-le emozioni di vederlo crescere
-il riconoscimento di aver fatto qualcosa di utile
-il piacere di andare controcorrente
-varie ed eventuali

sbandato e felice

Mi sento fuori schema.
Mi sento come se non appartenessi ad una precisa categoria sociale, culturale e politica. Che in teoria dovrebbe essere una bella cosa.In teoria.

Se mi chiedono che lavoro faccio non so cosa rispondere, ho delle evidenti difficoltá a rendere l´idea. Dico che cerco l´essenziale.
Sono un´essenzialista?

I miei capelli adesso sono corti ma li lascio crescere fino a che non mi rompono i coglioni, e quindi li taglio. Molte persone tengono il loro taglio di capelli sempre quello, per decenni.
Non sono stabile.

Alcuni pensano che io non abbia problemi economici, invece i soldi sono forse la mia preoccupazione principale e non perché non so come gestire i capitali, ma perché non sono capace a vendermi.

Se mi chiedete che musica preferisco, balbetto.
Ci sono stati periodi della mia vita in cui ho avuto le idee veramente molto chiare, dal 1980 al 1995 non avrei avuto problemi a rispondere.
Stessa cosa se mi chiedete di cinema, difficile districarsi tra i milioni di film che si vedono ogni anno. Ricordo a fatica le trame, piú che altro ricordo le sensazioni che mi hanno lasciato. E’ raro trovare un film che mi cambi la vita per piú di mezzora.
C´é Loach come salvagente, sempre pronto a tirarmi fuori dall´impaccio, grazie Ken, se smette di fare film lui, dovró cercare un sostituto, un´impresa. Che poi non é che Ken Loach mi piaccia piú cosí tanto, lo si guarda per partito preso, come si ascoltavano i Wretched o i Kina.

Non so come vestirmi, cioé mi vesto cosí come capita, ma non casual, non so se mi spiego.
Ho delle maglie che hanno 20 anni di vita, ma continuo a metterle perché non trovo di meglio in giro. Guardando le vecchie foto mi rendo conto di come io stia invecchiando insieme ai miei vestiti.
Ho avuto anche in questo campo le idee chiarissime in passato, ero riconoscibile, raggruppabile, catalogabile, adesso no.Un po’ mi spiace.

Sono disoccupato ma non risulto in nessuna statistica, e per di piú non cerco lavoro.
Questo é anche preoccupante. Le politiche lavorative non mi contemplano, detto tra di noi, un po’ di cassa integrazione me la farei anche volentieri.

Studio, cioé sono uno studente ultraquarantenne spesso in incognito, e faccio muri a secco che non ci crede nessuno e non c’ho neanche il fisico; studi e lavori anacronistici che descrivo con difficoltá.

Non é facile vivere in queste condizioni. Ma credo di farcela.