“Una tormenta di neve mista a pioggia continua ad imperversare.
Un vero tempo da cani.”
-brano scelto a caso da un libro a caso-
Non sono così sicuro di voler tornare alla terra.
Sicuramente non alle condizioni che il cattivo senso di questo tempo ci imporrebbe.
Ormai so troppe cose su questo sistema per credere che il nostro benessere possa passare attraverso la dittatura del decespugliatore.
Mi guardo attorno e sono contento di vedere alberi di ulivo che seccano. A loro non interessa del nostro destino e si lasciano morire senza crucciarsi troppo della sofferenza.
Sono contento che i giovani non vengano qui per tentare di riportarli in vita. Immaginate queste campagne sottratte al rovo a colpi di motoseghe, falciatrici, motozappe, trattori e trattorini, un esercito a motore che non mi porterebbe sollievo, ma solo voglia di andarmene.
Tirare in piedi i muri a secco? Secco contro cemento?
Solo i ricchi turisti vogliono i muri a secco perchè vogliono personaggi anacronistici che fanno mestieri antichi, qualcuno che fa sempre piacere avere attorno, tra una speculazione in borsa e una transazione immobiliare.
Ma…allora….cosa rompi il cazzo!
Proponi qualcosa di decente e che ci dia qualche soddisfazione anche economica.
Vabbè.
Se proprio vogliamo farci il culo su questa terra, se proprio vogliamo respirar miscela, logorare schiene, articolazioni, rischiar di cader da un albero o finirci sotto, spaccar pietre e tirare cristi, almeno….
Almeno cerchiamo d’essere onesti con noi stessi e di non prenderci per il culo. Cerchiamo prima di tutto di ridurre il rischio, come fossimo dei tossici, che significa ridurre il più possibile il lavoro, e poi collaborare il meno possibile, o anche niente, con una visione commerciale dell’agricoltura, infine smettere di raccontarci la storiella della campagna perduta e della gioia di vivere all’aria aperta.