elogio del decespugliatore

È bello decespugliare.
Quando decespuglio il tempo si deforma, forse mi addormento anche, cullato dal rumore del motore scoppiettante e inebriato dallo scarico al sapore di olio semisintetico.
Le ore passano direttamente sulla schiena, L5 S1, e lì si depositano in cambio di 15 euro ognuna.
L’erba salta via senza opporre resistenza, falcidiata senza colpa si decompone in mille pezzettini odorosi di erba sfalciata.
Ogni tanto, ma è raro, trovo una merda di cane. Il filo di plastica di 3,3 millimetri di diametro la scambia per erba e la sminuzza.
Tocca fermarmi e darmi una sciacquata.
A volte sento una puzza di merda che sembra io abbia decespugliato una merda, ma mi accorgo che è solo un tipo di erba che puzza di merda, incazzato per nulla.
I miei vestiti si riempiono di liquidi vegetali e anche di terriccio umido. Anche sul volto, seppur protetto da una rete di plastica a maglie strette, si depositano vari frammenti di gambarossa, sedano selvatico, dimmi tu quale tipo di erba, nomi in latino, con proprietà terapeutiche, e se sono fortunato, melissa, che fa bene per la digestione.
Quello che sto usando è il terzo decespugliatore della mia vita, dopo due Mitsubishi, ho comprato, di seconda mano, un Maruyama.
I giapponesi in quanto a tecnologia ci sanno fare.
Quando decespuglio, voglio dire, quando non dormo decespugliando, sono solo, solo con i miei pensieri. Le idee più geniali arrivano mentre decespuglio, generalmente dopo tre ore di lavoro. E oggi mentre decespugliavo, ho deciso che avrei dovuto scrivere un post sul mio blog.

Ma…credo avesse ragione D.D., amico contadino seguace di Masanobu Fukuoka, che il giorno che gli confessai che mi sarei comprato il decespugliatore mi disse:
“Non farlo”.