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Domenica scorsa, anzi due domeniche fa, anzi ormai più di un mese fa, dopo 20 anni, sono andato allo stadio.
Ho scattato delle foto.
precarietà come scelta, obbligata.
Marzo 2nd, 2012 — fuori buco
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Domenica scorsa, anzi due domeniche fa, anzi ormai più di un mese fa, dopo 20 anni, sono andato allo stadio.
Ho scattato delle foto.
Gennaio 27th, 2012 — fuori buco
Si dice che l’uomo possa riuscire ad adattarsi a diverse condizioni sociali, ambientali e climatiche, anche estreme.
La Storia direi che lo conferma.
Ho una proposta:
perchè non facciamo la prova di vivere in una società anarchica?
Gennaio 22nd, 2012 — fuori buco
Le cose potrebbero essere due, o è nato già grande e lo hanno messo subito in quinta elementare, oppure, non si sa quando e dove, per qualche ragione misteriosa, la sua vita si è fermata, congelata, per una decina d’anni. Non si ricorda, anche se ammette un buco di memoria tra il 1993 e il 2003. Fattostà che lui si sente come fosse sempre in ritardo, di dieci anni appunto, sempre anacronistico. Per lui tutto inizia quando gli altri hanno già quasi finito, come essere invitato a cena e arrivare quando tutti bevono il caffè, perde anche il dessert, oppure come vedere un film iniziando dai titoli di coda.
Gli capita spesso di raccogliere le briciole, di vedere il colpo di coda, di prendere l’ultimo treno utile o di giungere dove da poco si è consumato un grande evento, trovare solo carta straccia portata via dal vento e gente con la scopa in mano.
Ha la faccia della delusione, di uno che arriva a Woodstock quando Hendrix sta finendo di suonare.
La battuta, quella giusta, gli manca sempre o arriva con quel terribile ritardo che la fa diventare sterile; forse ha preso da suo nonno, stessa indole e stesso identico nome, che ti rispondeva il giorno dopo.
Naturalmente dimostra qualche anno di meno, sembra più giovane, perchè in effetti lo è, ma non pensare che sembrar più giovane sia un vantaggio: quando aveva diciottanni ne dimostrava circa dieci, sembrava un bambino prodigio, con le donne aveva difficoltà, non veniva preso sul serio, colpa anche dell’acne e dell’eiaculazione, quella sì precoce.
Anche nel mondo del lavoro è sempre stato preso sottogamba e forse anche per questo che ha deciso, con qualche anno di ritardo ovviamente, di starne fuori.
Quando lo vedete in giro vuol dire che qualcosa è già successo, generalmente arriva fuori tempo massimo.
Ieri mi ha confidato che è stanco di quest’andazzo e che ha deciso di non andare più da nessuna parte, così non ci rimane male, e poi tanto ultimamente non succede lo stesso un cazzo. Mi ha detto che, visto che in ritardo lui ci vive, tanto vale fermarsi qualche anno, da qualche parte a fare niente, solo aspettare di venir doppiato, così poi gli sembrerà di essere in testa, per spararsi gli ultimi 100 metri riposato, che sarà un piacere.
Dicembre 16th, 2011 — fuori buco
Influenzato dalla lettura di “Liberi dalla civiltà” di Enrico Manicardi e da altre suggestioni, ho deciso di preparare uno spettacolo teatrale per bambini, o meglio, uno spettacolo che potesse andare bene sia per i bambini, anche piccolissimi, che per i genitori, anche vecchissimi, alla ricerca di un linguaggio il più universale possibile.
È venuto fuori “La storia dell’uomo e della donna secondo Chefù”, un’azione teatrale della durata di 45 minuti circa che racconta a modo di Chefù, la storia dell’umanità degli ultimi sette milioni di anni.
Chefù è il Maestro del Tempo e voce narrante mentre io, Moras Svitol, il viaggiatore nel tempo, sono l’unico protagonista.
Nel dettaglio:
scena 1 – l’uomo è ancora scimmia;
scena 2 – l’uomo si alza su due zampe e comincia a costruire utensili;
scena 3 – l’uomo inizia a parlare;
scena 4 – l’uomo è cacciatore/raccoglitore;
scena 5 – l’uomo scopre il fuoco;
scena 6 – l’uomo scopre qualcos’altro;
scena 7 – l’uomo inizia, purtroppo, a coltivare;
scena 8 – l’uomo recinta e crea la proprietà privata;
scena 9 – l’uomo va a scuola;
scena 10 – l’uomo inventa il commercio;
scena 11 – l’uomo costruisce la fabbrica e la catena di montaggio;
scena finale – che fare?
Il finale, che è la parte più importante nel teatro e nella vita, vede l’attore, cioè io, e il Maestro del Tempo discutere riguardo quello che bisognerebbe fare del proprio futuro, arrivando alla conclusione che serve un viaggio a ritroso dalla scena 11 alla scena 1.
Basta andare avanti, torniamo indietro!
Un ritmo tribale fa da colonna sonora per questo viaggio di consapevolezza a ritroso nel tempo, sapendo però che non è possibile tornare indietro, ma che, alla meno peggio, si può solo andare avanti scoprendo il nostro passato, anche quello remoto.
Ma quello che più conta è che “il futuro lo decidi tu!”.
Mi piacerebbe portare lo spettacolo in giro per il pianeta (in preparazione una versione in tedesco e su richiesta posso farlo anche in inglese, in francese e in spagnolo), ma mi accontenterei anche di rimanere in italy.
Se puoi aiutarmi scrivimi, ti posso mandare un video di presentazione.
Per quanto riguarda il materiale tecnico mi serve solamente un amplificatore, due casse e un lettore cd.
Grazie per l’attenzione.
Svitol e Chefù