Sospetti

Ho il sospetto che l’arte sia una fregatura.
Ho il sospetto che l’arte sia un mezzo che ci è concesso per farci sentire artisti.
Ho il sospetto che l’arte rappresenti una mancanza: che serva ad accettare la vita incompleta che viviamo.
Ho il sospetto che il mercato abbia, da tanto tempo, ucciso l’arte, contaminandola irrimediabilmente.
Ho il sospetto che l’arte abbia a che fare con l’essere liberi. E liberi non siamo.
Sento che l’unica arte che mi rappresenta sia quella che si autodistrugge, quella non recuperabile, effimera, che sguiscia dalle mani sozze del suo valorizzatore.
Ho sospetto che arte sia ciò che non è arte.
Ho il sospetto che l’arte debba stare fuori dal mondo del lavoro.
Ho il sospetto che l’arte non debba avere nessun valore economico. Non dovrebbe neppure essere gratuita. L’arte si trova oltre questi banali rapporti commerciali.
Ho il sospetto che l’arte che compriamo dappertutto, nelle librerie, nei teatri, nei cinema e nelle mostre d’ogni tipo, contenga solo un messaggio subliminale di morte e di rassegnazione.
Tutta la storia dell’arte è storia di esclusione, tu si, tu no, tu no, tu no, tu no, tu si, di giudizio morale, estetico e politico. E’ storia che seleziona prodotti, fatta di sfruttamento e profittatori.
Per precauzione l’artista poi, è spesso considerato un poco folle. Non si sa mai.
Troppi sospetti, troppi indizi, non fanno una prova?