Libertà e libertari

Ma piantatela, finti libertari che pensate che la mia Libertà finisce dove comincia la vostra, che pensate che la Costituzione ci protegge da una deriva autoritaria, che la Libertà, va bene, ma fino ad un certo punto. Piantatela, voi che non sono d’accordo con quello che dici, ma darei la vita perché tu lo possa dire.
Ipocriti.
La Libertà è una cosa seria, sacra, non retorica infarcita di paure e buoni sentimenti. La libertà non la potete circoscrivere. Non la potete limitare con una legge o con una morale.
La Libertà ha a che vedere con la possibilità di scelta, sempre e comunque e con la ricerca incessante della nostra essenza interiore.

L’affare covid, il grande bluff

Interessante e importante analisi dai nostri schermi.
Importante per il contenuto, ma anche perché ha il coraggio di confrontarsi, pacificamente, con tesi, ipotesi e visioni che sono spesso liquidate, anche in ambito anarchico, come complottiste, negazioniste e di destra.
Il covid è solo un pretesto.
E i pretesti, la storia ce lo insegna, sono spesso fasulli.

https://ilrovescio.info/wp-content/uploads/2021/03/Laffare-Covid-8-1.pdf

Fiducia o Fede?

A proposito del mio scritto “Anarchia, Fede e dipendenza dal Sistema”, confermo e sottolineo di aver scelto, volontariamente, coscientemente, la parola Fede al posto della parola Fiducia.
So perfettamente quanto la parola Fede abbia una pessima reputazione nell’ambiente antagonista e di come questa parola sia subito associata ad un Potere, che sia esso un Governo o un Dio.
Avere fede per me, chessenedica, ha, invece, un significato estremamente anarchico.
Secondo me, la Fiducia ha a che fare con una presa di posizione, un pensare, razionale: ho fiducia in una persona, in un partito, nelle forze dell’ordine, nella scienza. Si arriva a avere fiducia in base a calcoli, esperienze, educazione, imposizioni, mentre la Fede ci viene da un sentire irrazionale, che ci porta a comportamenti irrazionali. Non è dimostrabile.
Se la fiducia ha a che vedere con il Materiale, la Fede ha a che vedere con l’Immateriale.
Certo, molti filosofi, pensatori, ideologi hanno tentato in tutti i modi di dimostrare razionalmente quanto una società anarchica sia possibile, scientificamente possibile, e di questo sforzo li ringrazio, ma non si può non notare come, di fondo, negli anarchici ci sia una apertura all’irrazionale che deriva da una Fede per qualcosa che trascende la nostra mente razionale.
Chiamatela come volete: Vita, Dio, Energia cosmica, non credo sia una mostruosità affermare che ci siano forze nelle quali siamo immersi e dalle quali siamo plasmati. Forze che stanno al di là del bene e del male, forze al di fuori della nostra comprensione mentale.
A queste forze non siamo sottomessi, con queste forze, volendo, possiamo collaborare. Potremmo dire che Noi siamo parte di quelle forze e accettando la loro presenza non presenza, potremmo forse pensare di poter smettere di avere paura e provare a cercare di essere pienamente noi stessi.
Il terreno in cui mi sto muovendo, ne sono consapevole, è un campo minato.
Specialmente in certi ambienti.
Ma è un terreno che mi va di esplorare…con fiducia. O Fede?! 🙂

Incontrare Stefano Bettini

Ieri sera, mentre tornavo a casa con il coprifuoco che stava per scattare che poi il fuoco dove sta non si sa, ricevo una telefonata da un numero sconosciuto.
Rispondo malvolentieri, come si risponde ai numeri sconosciuti, ma siccome era un’ora strana, non si sa mai, forse era una cosa importante:
“Ciao – dice una voce maschile che mi sembrava nuova – sono Stefano, Stefano Bettini, ti ricordi di me?”
“Urca” dico io.
“Nulla…Maremma maiala… sono un po’ nella merda, ho perso l’ultimo treno, non so dove andare a dormire, e starmene in giro con sto coprifuoco che poi il fuoco dove sta non si sa, mi piglia male”.
“Ti vengo a prendere” gli ho detto senza pensarci su due volte.
Parto e vado a prenderlo: stava ad aspettarmi alla Pensilina, di fronte la vecchia Talpa.
Un sacco che non lo vedevo. L’ultima volta, che l’ho vidi fu diversi anni fa che con l’Egregio e la Cappa si andò a Firenze. Erano i tempi del Mostro di Firenze.
In quell’occasione ci offrì generosamente ospitalità, togliendoci dalle grinfie del Mostro. Sembrava giusto contraccambiare.
Stefano Bettini stava in piedi, vestito casual, un piccolo trolley da viaggio, che guardava la vetrina dell’agenzia viaggi che sta alla Pensilina.
Me lo ricordavo simpatico Stefano Bettini e simpatico lo trovo ancora.
Occhiali, capelli corti grigi, assomiglia ad Harry Potter, ma più simpatico.
Andando in macchina verso Bellissimi, che era buio, gli ho descritto quel che non si riusciva a vedere, detto di quanti anni stavo in valle e della volta che ci siamo visti a Firenze.
Arrivati a casa, ho chiamato l’Egregio, che fu lui a farmelo conoscere (l’Egregio mi ha fatto conoscere tanta bella gente, questo è sempre stato il suo ruolo nella mia vita) e l’Egregio è impazzito, precipitandosi a casa mia nonostante il coprifuoco che poi il fuoco dove sta non si sa.
Abbiamo chiacchierato fino all’una, ho aperto anche una bottiglia che tenevo per le grandi occasioni e quella la era.
Tra le mille cose che gli ho detto, gli ho sottolineato ben due volte quanto lui fosse stato importante nella mia vita, e mentre lo dicevo mi chiedevo se anche io sono o sono stato importante per qualcuno.
Lui rideva. Ha riso molto e poi se ne è andato a dormire.
Il giorno dopo, Stefano Bettini, l’Egregio ed io, abbiamo fatto colazione con lo yogurt, i fiocchi e la frutta e poi siamo andati insieme alla Rabina a tirare frecce sul Comitato Disastri…
Che bello sarebbe se Stefano Bettini abitasse qui dalle mie parti.