buco fisso

Oggi mi sono svegliato pensando che, in questo momento, un bel lavoro fisso mi farebbe proprio comodo.
Alzarsi con degli orari prestabiliti, una mansione che ti occupa la testa, tanti colleghi con cui scambiare quattro chiacchiere, una pausa per mangiare assieme ad altri, e poi riprendere nel pomeriggio, anche senza nessuna voglia, anche facendosi un poco di nervoso e di stress.
In momenti di difficoltà, invidio chi un lavoro o addirittura un posto fisso ce l’ha e lo può usare come psicofarmaco, sana alienazione che ti porta via da brutti pensieri, che fa passare del tempo, che distoglie dalla propria crisi, che ti allontana da te stesso.
È per questo, forse, che il lavoro, e il posto fisso in particolare, è così desiderato: perchè ci porta via dai nostri turbamenti, perchè rimanda il problema, che non sparisce, certo, rimane lì ad aspettarci, ma almeno non lo vediamo.
Invece sono qui. A guardarlo.
A guardare le pareti dei miei schemi, che devo superare.
Faccio fatica, forse non c’è niente da fare, ci provo.