La mia Libertà finisce dove finisce la tua

Sta succedendo che io, come molti altri, in una maniera tristemente democratica, venga discriminato.
Nel senso che non posso fare tutto quello che gli altri possono fare.
Non posso entrare in alcuni luoghi e quindi non posso fare alcune cose.
Alcune cose relativamente poco importanti, come per esempio andare al ristorante, al cinema, prendere un treno, altre indubbiamente più importanti come per esempio andare all’università, in biblioteca, e chissà cos’altro in futuro.
E questo, non perché io abbia commesso qualche reato particolare, ma semplicemente perché ho fatto una scelta.
Una scelta, oltretutto, permessa dalla Legge.
In sostanza non ho infranto nessuna legge dello Stato.
Sono discriminato mentre molti amici e compagni non lo sono.
Mi domando come possano le persone, che hanno deciso altrimenti, che mi conoscono, con le quali ho collaborato, con le quali ho condiviso esperienze, con le quali ho legami di amicizia, di affetto, di parentela e financo politici, restare indifferenti a questa mia condizione.
Eppure sento che sta succedendo proprio questo.
Chi ha fatto una scelta diversa dalla mia, sembra, in rapporto a questa palese discriminazione, continuare a vivere come se niente fosse. Alcuni, addirittura, ritengono questa discriminazione giustificata.
Tutto questo mi intristisce molto. Veramente.
Cari amici e amiche, parenti, compagni e compagne, non vi sento.
Non sento la vostra solidarietà. Non sento parole di vicinanza.
Siete lontani.