Commento alla lettura de “Il Muro quadrato” – 2 –
Dicembre 26, 2025
Il “Quadrato”, certo, viene annunciato in apertura come il filo
conduttore, la traccia da seguire….ma rimane, sempre più in sottofondo,
sempre più nascosto, andando avanti…
Sarebbe forse stato meglio dire “Tetragono” – propriamente il “quadrangolo”
e, nella declinazione dantesca, ad indicare la saldezza delle proprie
convinzioni – se non fosse una parola desueta e un pochino saccente, e così
in contrasto con lo stile piano, aperto, colloquiale del testo.
Aperto, disvelato, ma a tratti allusivo, laddove ogni tanto si accenna solo
come questione secondaria alle cose veramente importanti, lasciando il
dubbio che, nel resto del libro, proprio di quelle questioni “a latere”, i
fatti trascurabili, in verità si parli, sotto le mentite spoglie di una
mazzetta, o del secchio di plastica di Natta.
Anarchia, libertà, fatica…
Altre parole desuete, ma non saccenti…
Su tutto un velo di tristezza, perché amando così l’inutilità di voler
costruire per l’eternità (una piccola ‘eternità ‘, ossia per la durata
effimera della vita di ognuno di noi), ammettiamo la nostra fragilità, pur
circondandola con sfida orgogliosa da mura, su tutti e quattro lati….
non sempre dritti, non sempre eguali, sempre bisognosi di cure, di
attenzione, di fatica…di cose divine, cioè, in una parola, di
sacrificio…
Nessuna nuova Verità annunciata, tranne che per ognuno è possibile
declinare la propria piccola verità, anche per quelle parole desuete, ma
non saccenti… che mi hai fatto ricordare, ripescate da quel cassetto
della memoria di forma quadrata, o forse tetragona…. o forse
semplicemente a forma di Dio, perché mi pare che li, Lui, ci stia comodo.
Perciò Vito, grazie….
Marco
sempre più nascosto, andando avanti…
Sarebbe forse stato meglio dire “Tetragono” – propriamente il “quadrangolo”
e, nella declinazione dantesca, ad indicare la saldezza delle proprie
convinzioni – se non fosse una parola desueta e un pochino saccente, e così
in contrasto con lo stile piano, aperto, colloquiale del testo.
Aperto, disvelato, ma a tratti allusivo, laddove ogni tanto si accenna solo
come questione secondaria alle cose veramente importanti, lasciando il
dubbio che, nel resto del libro, proprio di quelle questioni “a latere”, i
fatti trascurabili, in verità si parli, sotto le mentite spoglie di una
mazzetta, o del secchio di plastica di Natta.
Anarchia, libertà, fatica…
Altre parole desuete, ma non saccenti…
Su tutto un velo di tristezza, perché amando così l’inutilità di voler
costruire per l’eternità (una piccola ‘eternità ‘, ossia per la durata
effimera della vita di ognuno di noi), ammettiamo la nostra fragilità, pur
circondandola con sfida orgogliosa da mura, su tutti e quattro lati….
non sempre dritti, non sempre eguali, sempre bisognosi di cure, di
attenzione, di fatica…di cose divine, cioè, in una parola, di
sacrificio…
Nessuna nuova Verità annunciata, tranne che per ognuno è possibile
declinare la propria piccola verità, anche per quelle parole desuete, ma
non saccenti… che mi hai fatto ricordare, ripescate da quel cassetto
della memoria di forma quadrata, o forse tetragona…. o forse
semplicemente a forma di Dio, perché mi pare che li, Lui, ci stia comodo.
Perciò Vito, grazie….
Marco
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