Entries Tagged 'per buco' ↓

muri influenti

All’età di sedici anni circa, scrissi a caratteri cubitali, con pittura bianca e pennello(come si faceva una volta), su un muro vicino alla casa in cui abitavo:
"Affronta la vita come vuoi tu, non come te la impongono gli altri".
A parte il fatto che mi sono sempre chiesto quanto questa affermazione fosse corretta dal punto di vista grammaticale, e, ovviamente, quanto fosse politicamente ben formulata, a distanza di tanti anni mi domando anche altre cose: per esempio, quale effetto possa avere avuto sulla mia psiche vedere tutti i giorni per una quindicina d’anni quelle parole tatuate su quel muro.
Credo sia fuori di dubbio che qualche effetto lo abbiano prodotto e ci sono prove sia teoriche che pratiche per dire questo:
il mercato delle immagini ha studiato a fondo il problema e lo si vede per esempio nell’uso massiccio e ripetitivo di uno spot pubblicitario in tv, nelle strade, nelle stazioni, ma gli esempi sono infiniti; dall’altro lato non posso non costatare quanto sia ancora importante per me cercare di vivere senza cedere alle imposizioni, cercare una via indipendente ed originale, per quello che si può, nelle scelte di tutti i giorni e di tutti i mesi.
E’ sempre più ovvio nella mia testa che tutto quello che ingurgito giornalmente, dal cibo alle informazioni, dai suoni ai colori, andrá a formare quello che diventerò, e che quindi adesso, sono, per buona parte, fatto di quello che ho inserito fino ad oggi nel mio corpo e nella mia mente, di quello che ho letto, ascoltato, baciato o leccato.
E’ sempre più chiaro il collegamento corpo/mente. Se mangiamo, per dire, una fetta di pane con la nutella, non solo metteremo nel nostro sangue, e quindi in tutti gli angoli e anfratti del nostro corpo, sostanze chimiche sicuramente non salutari, ma andremo anche ad influenzare la nostra chimica delle idee, cioé oltre che inquinare chimicamente il cervello tramite il sangue, lo inquiniamo anche con le teorie ideologiche rinchiuse dentro un barattolo di Nutella, perché, un barattolo di Nutella, é ovvio, é stracolmo di idee, provate a chiedere al negoziante che ve l’ha venduto quanti ideamilligrammi di idee(malsane) ci sono in un pacchetto di Fonzies.

Tanti.

straniero IN casa propria


Testo attacchinato nel paesino in cui abito:


"Sono straniero, forestiero, vengo da fuori, non sono nato qui, non sono "ü figiü di…".
Mio padre era calabrese, terrone, della bassa.
Non sono indigeno, non parlo il dialetto perchè sono di una varietà importata, di una cultivar non autoctona, sono di un’altra razza.
Non sono a casa mia, sto all’estero, non in vacanza però, ho qua la residenza ma vivo altrove, son di passaggio, dicono.
Abito nella stanza degli ospiti e, prima o poi, me ne dovró andare nella mia terra e poi sotto terra, da dove vengo.
Il colore della mia pelle è scuro, meticcio, nero, giallo o bianco sporco, sono più basso della media ed anche più alto.
Sono dentro un CEI e sono arrivato qui senza chiedere il permesso, ho pagato, sono clandestino, mussulmano o buddista, hare krishna, zingaro, selvaggio, ho un altro odore, mi lavo poco.
Sono omosessuale, lesbica anche.
Sieropositivo.
Sono arrivato qui perchè c’è bisogno di gente come me, forza lavoro, lavoro sporco, lavoro che qui non si fa più.
Sono venuto a rubare il lavoro, prendo un dollaro al giorno, sono ricattabile e il contratto sta scadendo.
Non ho passato, non ho radici e la macchina targata TO.

È per questo che sono un po’ spaesato, alla ricerca di un paese, di una famiglia, di altri stranieri credo.
È per questo che ho scritto questo foglio, per sentirmi a casa, non per integrarmi o per essere tollerato ma solo per trovare ed esprimere la mia diversità."

fare una cosa sola al giorno


ma farla bene, che quando alla fine della giornata vai a letto e ti chiedi "Cosa ho fatto oggi?" sai perfettamente cosa rispondere.
Oggi ho scritto questo articolo.

 

  

sbandato e felice

Mi sento fuori schema.
Mi sento come se non appartenessi ad una precisa categoria sociale, culturale e politica. Che in teoria dovrebbe essere una bella cosa.In teoria.

Se mi chiedono che lavoro faccio non so cosa rispondere, ho delle evidenti difficoltá a rendere l´idea. Dico che cerco l´essenziale.
Sono un´essenzialista?

I miei capelli adesso sono corti ma li lascio crescere fino a che non mi rompono i coglioni, e quindi li taglio. Molte persone tengono il loro taglio di capelli sempre quello, per decenni.
Non sono stabile.

Alcuni pensano che io non abbia problemi economici, invece i soldi sono forse la mia preoccupazione principale e non perché non so come gestire i capitali, ma perché non sono capace a vendermi.

Se mi chiedete che musica preferisco, balbetto.
Ci sono stati periodi della mia vita in cui ho avuto le idee veramente molto chiare, dal 1980 al 1995 non avrei avuto problemi a rispondere.
Stessa cosa se mi chiedete di cinema, difficile districarsi tra i milioni di film che si vedono ogni anno. Ricordo a fatica le trame, piú che altro ricordo le sensazioni che mi hanno lasciato. E’ raro trovare un film che mi cambi la vita per piú di mezzora.
C´é Loach come salvagente, sempre pronto a tirarmi fuori dall´impaccio, grazie Ken, se smette di fare film lui, dovró cercare un sostituto, un´impresa. Che poi non é che Ken Loach mi piaccia piú cosí tanto, lo si guarda per partito preso, come si ascoltavano i Wretched o i Kina.

Non so come vestirmi, cioé mi vesto cosí come capita, ma non casual, non so se mi spiego.
Ho delle maglie che hanno 20 anni di vita, ma continuo a metterle perché non trovo di meglio in giro. Guardando le vecchie foto mi rendo conto di come io stia invecchiando insieme ai miei vestiti.
Ho avuto anche in questo campo le idee chiarissime in passato, ero riconoscibile, raggruppabile, catalogabile, adesso no.Un po’ mi spiace.

Sono disoccupato ma non risulto in nessuna statistica, e per di piú non cerco lavoro.
Questo é anche preoccupante. Le politiche lavorative non mi contemplano, detto tra di noi, un po’ di cassa integrazione me la farei anche volentieri.

Studio, cioé sono uno studente ultraquarantenne spesso in incognito, e faccio muri a secco che non ci crede nessuno e non c’ho neanche il fisico; studi e lavori anacronistici che descrivo con difficoltá.

Non é facile vivere in queste condizioni. Ma credo di farcela.