Ho comprato e anche letto, uno dei best seller del 2009: “Adesso basta” di Simone Perotti
L’ ho comprato perchè il tema è lo stesso del mio, più modesto, “Buco quadrato” e cioè la scelta di licenziarsi, di lasciare un posto fisso.
L’ho iniziato, ovviamente, con fortissimi pregiudizi, ma volevo sapere, avere le prove di quello che solo intuivo.
Dico subito che, nonostante ci siano molti concetti filosofici condivisibili, il libro è tremendo, e con questa recensione cercherò di massacrarlo.
Già il titolo, anzi il sottotitolo, “Filosofia e strategia di chi ce l’ha fatta“,
svela, da subito, oltre la chiara operazione commerciale(ma di questo
non c’era dubbio), soprattutto l’arroganza e la presunzione dell’autore
e degli editori.
Come si può affermare di “avercela fatta”?
Dire di avercela fatta significa fermare il tempo in un dato momento.
Avercela fatta significa aver raggiunto non solo un obiettivo generico,
ma un obiettivo universale. Significa aver raggiunto uno stato di
grazia, l’illuminazione, la felicità, chiamatela come volete.
E “avercela fatta”, in questa società, significa non avere più problemi
di soldi, aver realizzato se stessi cioè “essere arrivati”. “Avercela
fatta“ è un concetto incomprensibile per me, non so per voi. Io credo che ogni momento, tutto sia sempre in discussione, in divenire, e che, inoltre, realizzare se stessi in questa società, con questa società, sia lavoro impossibile, quasi ascetico. Se affermi, se vuoi convincermi, di “avercela fatta” quasi certamente mi stai prendendo per il culo.
Sono d’accordo con Perotti quando afferma che bisogna darsi una mossa,
che bisogna cercare la propria libertà, che la società in cui viviamo ci spinge a consumare e produrre superfluo, che dobbiamo fermarci e scendere dal treno del progresso, e bla bla bla….
Ma guardate cosa dice per spiegare a chi è rivolto il libro:
“Scopo specifico è dare speranza a quelle persone in gamba e abbienti, ma infelici inconsapevolmente“.
Le persone abbienti?!
È ai manager che si rivolge, a quelli come lui che lubrificano e fanno funzionare le Società fondamenta di questa società. È a loro , questi poverini, onesti lavoratori, stressati, che guadagnano 10.000 euro al mese, è a loro che si rivolge, dicendo che si, certo, possono lasciare il lavoro, che, anzi, devono farlo, perchè
hanno i mezzi morali ed economici per farlo. Che meritano ben altro
dalla vita.
Dice Perotti:
“Un vero rivoluzionario contemporaneo è oggi un consapevole, un cocciuto, equilibrato individualista che parte da sè, dal suo mondo, ci lavora sopra, fa di tutto per essere libero e consapevole come essere umano singolare“.
Quasi Stirneriano direi, ma poi aggiunge in un altro capitolo:
“I sogni devono essere ambiziosi, ma al tempo stesso devono essere realizzabili per noi, alla nostra portata. I sogni irrealizzabili non
vanno sognati. Sono una scusa che ci proietta nell’utopia e ci fa
fuggire dalla realtà”.
E come fare per realizzarli?
“Chi vuole cambiare deve fare un percorso lungo, che io valuto in circa dieci-dodici anni.[…]Questi anni sono un benchmark…”.
Cioè, in altri termini, prima di licenziarti, dovresti lavorare e
risparmiare per una dozzina di anni. In che modo fai soldi, per chi e
per cosa lavori, questo non importa. Perotti ci dice che per realizzare
il tuo sogno di libertà hai bisogno di certezze economiche. Che in
soldoni, da quello che ho capito, significa avere in banca qualche
centinaio di migliaia di euro, o possedere immobili, anche senza mobili.
Chiaro?
Prima di licenziarti devi lavorare. Se prima non lavori abbastanza
anni, e non metti da parte la giusta quantità di denaro, uhm, “stai
attento che rischi”!
Ovviamente, seguendo questo ragionamento, se ad un manager occorrono dai dieci ai dodici anni per potersi licenziare, quanti ce ne vogliono per un operaio della Fiat? Dieci vite?
Perotti usa un linguaggio a tratti militante.
A proposito del suo modello di uomo rivoluzionario dice :”10-100-1000 uomini così e il potere è spacciato”.
Nella sua bibliografia minima del perfetto downshifter troviamo
Pallante e la sua decrescita felice, Bay e le Zone Temporaneamente
Autonome, ovviamente Latouche, si intuisce che Perotti conosce in parte la politica dell’autogestione, il movimento anarchico, da perfetto capitalista conosce il nemico marxista, parla di “bella vita”, e, quindi, si permette di dichiarare:
“Il sistema è imbattibile con qualsiasi rivoluzione, questo mi pare oramai assodato. la stessa anarchia non è che un possibile istante di sospensione tra ordini costituiti e tendenti alla perenne ricostruzione di un sistema di potere. Quel che ha prodotto lo spirito rivoluzionario lo abbiamo visto nei secoli scorsi. Ogni rivoluzione […] ha prodotto guerre civili, distruzione, restaurazione, per poi degenerare nella dittatura o nel caos.”
Assolutamente banale. Non ci siamo.
Secondo Perotti l’uomo e la donna dovrebbero subire, farsi umiliare, ingoiare rospi, e nel frattempo risparmiare per, dopo dieci anni, comprarsi la libertà?
Ridicolo.
Perotti ce la mette tutta a dimostrare la sua tesi.
Ci dimostra scientificamente, utilizzanto grafici e tabelle, come
riuscire a sgamarla col capitalismo usando le armi del capitalismo
stesso: budget, oculata gestione patrimoniale, giusti tagli o
investimenti.
Perotti si prodiga in consigli pratici, come, per esempio, riuscire a farsi dare una buona liquidazione: nervi saldi, prendere un buon avvocato …”[…] Il nostro è il miglior ordinamento giuridico del mondo, se hai un buon avvocato […]“, sei a posto.
Perotti dà buoni consigli su come risparmiare, per esempio nell’acquisto di un auto:
“I SUV sono automobili che vanno di moda. Appena esce il modello nuovo, si deprezzano immediatamente. L’opportunità sta qui, nel fatto che sul mercato se ne trovano migliaia, a prezzi bassi: 8 mila euro!”.
Perotti si preoccupa anche delle persone che guadagnano meno:
“Chi guadagna 1600 euro mensili non può certo mettersi a risparmiare in misura sufficiente. Però qualche possibilità ce l’ha ugualmente. Non é detto, infatti, che non possa aumentare le sue entrate facendo altro, traendo dalle proprie attitudini e passioni del denaro utile alla bisogna”.
Insomma se guadagni poco non puoi permetterti di sognare la tua libertà: DEVI LAVORARE DI PIÙ.
Ah! Ah! Ah! Ah! Ah!
Perotti era un manager e manager ci rimarrà, per tutta la vita.