esperimenti permanenti

Maggio 9, 2013

Anni fa decisi di ridurre i bisogni, cercare l’essenziale, ridurre il lavoro, ridurre le cose possedute, capire quali fossero le cose importanti e quali no, buttare via il superfluo, anche parlare meno. Adesso però mi sono accorto che mi annoio e annoio.
Senza rinnegare le scelte fatte, che trovo comunque sagge (e me lo dico da solo), adesso sono attratto dalla confusione, è come se volessi complicarmi la vita.
E faccio danni.

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tanzen

Marzo 31, 2013

durante fuzz orchestra

Ci sono diverse analogie tra la “danza libera” durante i concerti(anche chiamata pogo, slam dance, mosh) e il butoh.
Entrambe nascono dalla libertà e sono molto collegate alla musica e all’ambiente: movimenti primordiali che vengono dal di dentro: nessun giudizio, nessun filtro, solo danza.
I danzatori non sono spettatori, ma protagonisti.
C’è però anche una grossa differenza e cioè che i danzatori butoh possono danzare senza musica, nel silenzio profondo, perchè il butoh non ha bisogno di niente, si basta da solo.

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parlare di meditazione su autistici

Marzo 29, 2013

Medito. Lo ammetto.
Semplicemente me ne sto seduto, con le gambe incrociate o in ginocchio, a terra, su un tappeto, oppure in piedi, con le gambe leggermente piegate.
Con gli occhi chiusi mi osservo.
Tutto qui.

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citazione 6 – parlar chiaro

Marzo 29, 2013

La gelosia è uno degli strumenti con cui si costruisce la prigione.
La gelosia nasce soprattutto dall’umiliazione che ciascuno di noi ha subito nei primi anni della propria vita quando è stato messo in ginocchio, piangente, di fronte a una qualsiasi immagine dell’autorità. Questa stessa immagine-fantasma è l’antagonista occulto che ci accompagna, angelo custode all’aspetto di Frankestein, pronto a rinnovare la sua impresa spezzandoci nuovamente nell’umiliazione; ed ha come alleato la parte di noi che, per avere già acconsentito, sa di poter cedere nuovamente. In questo senso la vera paura celata dalla gelosia è quella del tradimento di noi stessi, non già di quello altrui. Ancora, essa nasce dall’immagine culturale, patriarcale e cristiana in particolare, della donna come proprietà da difendere e della sua (per il tutto una parte) vulva come ricettacolo passivo. In questa logica noi raffiguriamo noi stessi come i soli autorizzati allo stupro: dagli altri temiamo lo stesso stupro che noi immaginiamo di poter compiere legalmente.
Così ancora una volta si umiliano il corpo e l’amore, e si rinnega prima di tutto in sé e poi negli altri il fuoco che accende di vita il corpo e gli dona tutta la grazia della divinità.
Nella visione pornografica cristiana dello stupro e del sesso, inteso come peccato e cosa immonda, sta la chiave della nostra avarizia prima di tutto nei nostri confronti e poi in quelli degli altri.
Insomma, la gelosia umilia chi è geloso doppiamente: prima di tutto perché lo inginocchia di fronte ad un fantasma del passato, ripetendo così una esperienza traumatica infantile; e poi perché avvilisce l’oggetto d’amore così che, tradito l’amore, si trasformerà in oggetto di disprezzo.

da “Psicopatologia del non vissuto quotidiano” di Piero Coppo

LA GELOSIA

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