IL BUCOQUADRATO

22/01/2012

l’uomo che viveva in ritardo

Filed under: fuori buco — vitomora @ 2:13 pm

Le cose potrebbero essere due, o è nato già grande e lo hanno messo subito in quinta elementare, oppure, non si sa quando e dove, per qualche ragione misteriosa, la sua vita si è fermata, congelata, per una decina d’anni. Non si ricorda, anche se ammette un buco di memoria tra il 1993 e il 2003. Fattostà che lui si sente come fosse sempre in ritardo, di dieci anni appunto, sempre anacronistico. Per lui tutto inizia quando gli altri hanno già quasi finito, come essere invitato a cena e arrivare quando tutti bevono il caffè, perde anche il dessert, oppure come vedere un film iniziando dai titoli di coda.
Gli capita spesso di raccogliere le briciole, di vedere il colpo di coda, di prendere l’ultimo treno utile o di giungere dove da poco si è consumato un grande evento, trovare solo carta straccia portata via dal vento e gente con la scopa in mano.
Ha la faccia della delusione, di uno che arriva a Woodstock quando Hendrix sta finendo di suonare.
La battuta, quella giusta, gli manca sempre o arriva con quel terribile ritardo che la fa diventare sterile; forse ha preso da suo nonno, stessa indole e stesso identico nome, che ti rispondeva il giorno dopo.
Naturalmente dimostra qualche anno di meno, sembra più giovane, perchè in effetti lo è, ma non pensare che sembrar più giovane sia un vantaggio: quando aveva diciottanni ne dimostrava circa dieci, sembrava un bambino prodigio, con le donne aveva difficoltà, non veniva preso sul serio, colpa anche dell’acne e dell’eiaculazione, quella sì precoce. 
Anche nel mondo del lavoro è sempre stato preso sottogamba e forse anche per questo che ha deciso, con qualche anno di ritardo ovviamente, di starne fuori.
Quando lo vedete in giro vuol dire che qualcosa è già successo, generalmente arriva fuori tempo massimo.
Ieri mi ha confidato che è stanco di quest’andazzo e che ha deciso di non andare più da nessuna parte, così non ci rimane male, e poi tanto ultimamente non succede lo stesso un cazzo. Mi ha detto che, visto che in ritardo lui ci vive, tanto vale fermarsi qualche anno, da qualche parte a fare niente, solo aspettare di venir doppiato, così poi gli sembrerà di essere in testa, per spararsi gli ultimi 100 metri riposato, che sarà un piacere.

16/12/2011

la storia dell’uomo e della donna secondo chefù

Filed under: fuori buco — vitomora @ 9:08 pm

Influenzato dalla lettura di “Liberi dalla civiltà” di Enrico Manicardi e da altre suggestioni, ho deciso di preparare uno spettacolo teatrale per bambini, o meglio, uno spettacolo che potesse andare bene sia per i bambini, anche piccolissimi, che per i genitori, anche vecchissimi, alla ricerca di un linguaggio il più universale possibile.
È venuto fuori “La storia dell’uomo e della donna secondo Chefù”, un’azione teatrale della durata di 45 minuti circa che racconta a modo di Chefù, la storia dell’umanità degli ultimi sette milioni di anni.
Chefù è il Maestro del Tempo e voce narrante mentre io, Moras Svitol, il viaggiatore nel tempo, sono l’unico protagonista.

Nel dettaglio:
scena 1 – l’uomo è ancora scimmia;
scena 2 – l’uomo si alza su due zampe e comincia a costruire utensili;
scena 3 – l’uomo inizia a parlare;
scena 4 – l’uomo è cacciatore/raccoglitore;
scena 5 – l’uomo scopre il fuoco;
scena 6 – l’uomo scopre qualcos’altro;
scena 7 – l’uomo inizia, purtroppo, a coltivare;
scena 8 – l’uomo recinta e crea la proprietà privata;
scena 9 – l’uomo va a scuola;
scena 10 – l’uomo inventa il commercio;
scena 11 – l’uomo costruisce la fabbrica e la catena di montaggio;
scena finale – che fare?

Il finale, che è la parte più importante nel teatro e nella vita, vede l’attore, cioè io, e il Maestro del Tempo discutere riguardo quello che bisognerebbe fare del proprio futuro, arrivando alla conclusione che serve un viaggio a ritroso dalla scena 11 alla scena 1.
Basta andare avanti, torniamo indietro!
Un ritmo tribale fa da colonna sonora per questo viaggio di consapevolezza a ritroso nel tempo, sapendo però che non è possibile tornare indietro, ma che, alla meno peggio, si può solo andare avanti scoprendo il nostro passato, anche quello remoto.
Ma quello che più conta è che “il futuro lo decidi tu!”.

Mi piacerebbe portare lo spettacolo in giro per il pianeta (in preparazione una versione in tedesco e su richiesta posso farlo anche in inglese, in francese e in spagnolo), ma mi accontenterei anche di rimanere in italy.
Se puoi aiutarmi scrivimi, ti posso mandare un video di presentazione.
Per quanto riguarda il materiale tecnico mi serve solamente un amplificatore, due casse e un lettore cd.
Grazie per l’attenzione.
Svitol e Chefù

02/12/2011

citazione 1 – rimanere a bocca aperta

Filed under: citazioni — vitomora @ 12:03 pm

“La maniera normale di sviluppare un nuovo metodo è domandarsi: ‘E se si provasse a fare questo?’ o ‘e se si provasse a fare quest’altro?’, introducendo diverse tecniche una sull’altra. Questa è agricoltura moderna e si risolve solo nel rendere più occupato il coltivatore.
Io facevo il contrario. Cercavo un modo simpatico, naturale di coltivare che si risolvesse nel rendere il lavoro più facile invece che più duro. ‘E se si provasse a non fare questo? E se si provasse a non fare quest’altro?’: era questa la mia maniera di pensare. Alla fine arrivai alla conclusione che non c’era bisogno di arare, alcun bisogno di dare i fertilizzanti, alcun bisogno di fare il composto, alcun bisogno di usare insetticidi.
A ben pensare sono poche le pratiche agricole veramente necessarie.”

Masanobu Fukuoka, La rivoluzione del filo di paglia, Libreria Editrice Fiorentina, 1980, pag.39.

28/11/2011

fuck pension

Filed under: per buco — vitomora @ 5:20 pm

Stavo pensando che io la pensione non ce l’avrò.
Non so se mi daranno una pensione sociale.
Non so se, a prescindere, mi spetterá qualche elemosina dallo Stato.
Spero di no.
In ogni caso, se mai sarò costretto a chiederla, o saranno costretti a darmela, sarà una pensione ridicola.
Quindi, visto che da vecchio dovrò continuare a fare la vita che faccio adesso, cioè dovrò occuparmi del mio sostentamento fino alla fine dei miei giorni, ne conviene che posso tranquillamente, già da oggi, considerarmi un pensionato, cioè un pensionato senza pensione.
Interessante.
Quando lavoravo in Ferrovia(con la “f” maiuscola) mi ricordo che qualcuno mi raccontò di un collega, morto, forse di infarto, il giorno dopo essere andato in pensione, ma a parte questo caso limite, ho visto moltissimi ex-colleghi posticipare più possibile il giorno del loro pensionamento per il timore di non sapere come affrontare la nuova vita, per la paura di non reggere psicologicamente al cambiamento, per il terrore di sentirsi inutili, per la paranoia di non saper come occupare il proprio tempo.
Questi problemi non dovrei averceli perchè non sto aspettando il giorno in cui smetterò di lavorare, non sto aspettando l’agognato riposo, non sto aspettando nulla, insomma, continuerò a vivere fino al giorno in cui morirò.

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