straniero IN casa propria


Testo attacchinato nel paesino in cui abito:


"Sono straniero, forestiero, vengo da fuori, non sono nato qui, non sono "ü figiü di…".
Mio padre era calabrese, terrone, della bassa.
Non sono indigeno, non parlo il dialetto perchè sono di una varietà importata, di una cultivar non autoctona, sono di un’altra razza.
Non sono a casa mia, sto all’estero, non in vacanza però, ho qua la residenza ma vivo altrove, son di passaggio, dicono.
Abito nella stanza degli ospiti e, prima o poi, me ne dovró andare nella mia terra e poi sotto terra, da dove vengo.
Il colore della mia pelle è scuro, meticcio, nero, giallo o bianco sporco, sono più basso della media ed anche più alto.
Sono dentro un CEI e sono arrivato qui senza chiedere il permesso, ho pagato, sono clandestino, mussulmano o buddista, hare krishna, zingaro, selvaggio, ho un altro odore, mi lavo poco.
Sono omosessuale, lesbica anche.
Sieropositivo.
Sono arrivato qui perchè c’è bisogno di gente come me, forza lavoro, lavoro sporco, lavoro che qui non si fa più.
Sono venuto a rubare il lavoro, prendo un dollaro al giorno, sono ricattabile e il contratto sta scadendo.
Non ho passato, non ho radici e la macchina targata TO.

È per questo che sono un po’ spaesato, alla ricerca di un paese, di una famiglia, di altri stranieri credo.
È per questo che ho scritto questo foglio, per sentirmi a casa, non per integrarmi o per essere tollerato ma solo per trovare ed esprimere la mia diversità."