Stavo pensando che io la pensione non ce l’avrò.
Non so se mi daranno una pensione sociale.
Non so se, a prescindere, mi spetterá qualche elemosina dallo Stato.
Spero di no.
In ogni caso, se mai sarò costretto a chiederla, o saranno costretti a darmela, sarà una pensione ridicola.
Quindi, visto che da vecchio dovrò continuare a fare la vita che faccio adesso, cioè dovrò occuparmi del mio sostentamento fino alla fine dei miei giorni, ne conviene che posso tranquillamente, già da oggi, considerarmi un pensionato, cioè un pensionato senza pensione.
Interessante.
Quando lavoravo in Ferrovia(con la “f” maiuscola) mi ricordo che qualcuno mi raccontò di un collega, morto, forse di infarto, il giorno dopo essere andato in pensione, ma a parte questo caso limite, ho visto moltissimi ex-colleghi posticipare più possibile il giorno del loro pensionamento per il timore di non sapere come affrontare la nuova vita, per la paura di non reggere psicologicamente al cambiamento, per il terrore di sentirsi inutili, per la paranoia di non saper come occupare il proprio tempo.
Questi problemi non dovrei averceli perchè non sto aspettando il giorno in cui smetterò di lavorare, non sto aspettando l’agognato riposo, non sto aspettando nulla, insomma, continuerò a vivere fino al giorno in cui morirò.
28/11/2011
fuck pension
05/11/2011
beato beota
Un desiderio strano a volte mi balena nella testa:
mi piacerebbe alzarmi una mattina ed essere felice.
Svegliarmi di buon umore, fare una colazione abbondante e poi andare in giro contento di esserci, gentile con tutti.
“Buongiorno signora Teresa, dormito bene questa notte?”.
Tutti si accorgono del mio stato d’animo perchè riesco a trovare battutine simpatiche per ognuno, sorridere alla cassiera della Coop, fare un salutino al bambino nella carrozzina e anche una smorfia dispettosa, colloquiare serenamente con i clienti delle Poste in attesa del mio turno (P056), fare conversazione con disinvoltura, avere la battuta sempre pronta, la parola giusta al momento giusto, essere insomma un tipo non solo più socievole, ma quasi ebete.
Mi piacerebbe dare sempre con naturalezza i bacetti sulle guance quando incontro qualcuno che conosco e dirgli “Va tutto benissimo, e tu?”, ma non perchè fa pensiero positivo, ma proprio perchè lo penso davvero.
Dire prontamente “Saaalute!” ad uno sconosciuto che starnuta per la strada e, dopo che lui risponde sicuramente “Salute che se ne va!”, io prontissimo con “Speriamo di no”.