IL BUCO QUADRATO

18/08/2025

MURO QUADRATO

Filed under: Edizioni Storie Tese — vitomora @ 4:19 pm

OUT NOW

VITO MORA

IL MURO QUADRATO

Elegia ligure per il muro a secco cadente

Dalla premessa:
“Dopo “Il buco quadrato”, nel quale racconto della mia decisione di lasciare il posto fisso in Ferrovia e “Il Butoh quadrato”, nel quale racconto del mio viaggio alla scoperta del Butoh, con questo libro chiudo definitivamente un’appassionante, quasi inspiegabile, “trilogia del quadrato. I libri sono legati assieme dal fatto che tutt’e tre sono testimonianza del mio sperimentale modo di vivere, che a questo punto definirei: quadrato.”

CERCO DISTRIBUTORI

03/08/2025

Edizioni Storie Tese si rimette in piedi

Filed under: Edizioni Storie Tese — vitomora @ 3:38 pm

Eccoci qua…
L’idea geniale è quella di far rinascere la Edizioni Storie Tese (E.S.T.).
Forse alcuni di voi sanno cosa sia stata la E.S.T.
Molti non lo sanno, e li posso capire.

La Edizioni Storie Tese era nata come piccola etichetta molto indipendente, principalmente musicale, molto legata al circuito e ai modi del movimento dell’autoproduzione agli inizi degli ottanta.
Il fondatore fu Robi Egregio.

Dice Robi:
“L’esperienza E.S.T. inizia nel 1983 per autoprodurre e distribuire in proprio qualche cassetta di gruppi punk locali, della provincia di Savona e Imperia (Savage Circle, Noisenoisenoise pn, Mind, Worms, The End,…).
L’ho iniziata io, con carta, penna e forbici, come si faceva a quei tempi, con varie collaborazioni, la cui principale è stata con V.M. e le motivazioni, chiare e semplici, sono sempre state quelle di produrre e distribuire in proprio, senza mediazioni o velleità commerciali, le proprie opinioni, e le espressioni artistico-musicali. Poi si è sviluppata all’interno di esperienze sociali quali il c.s.a. Sobbalzo di Imperia dove è stato organizzato anche un centro di distribuzione di materiale diy (dischi, cd, fanzine, libri).“


Fu un’esperienza bellissima e appagante. Non era solo musica.

Grazie alla E.S.T. usciva una fanzine che si chiamava Insidia che aveva una distribuzione nazionale;
dalle musicassette si passò al vinile: è grazie anche alla E.S.T. che uscì il primo disco dei Crime Gang Bang “Figli della rabbia figli del dolore“, l’LP degli Ulcera “Ulcera vi colga“, la compilazione “Giù le mani!“ e il 7 pollici dei Brucia Renegade (ultimo progetto musicale che vide coinvolto Claudio Tomati – rip). Tutte produzioni che adesso fanno leccare le dita a collezionisti ingordi.
La E.S.T. collaborò alla coproduzione di dischi e musicassette di altri autoproduttori sparsi in tutt’Italia.
Il fermento in questo campo in quegli anni toccò il suo picco energetico.
La E.S.T. fu tra i promotori dell’esperimento, secondo me riuscitissimo, della Lega dei Furiosi, apice e canto del cigno di un movimento che da lì a qualche anno morì sotto l’attacco arrogante del digitale, del nascente World Wide Web, dei Cd-rom e poi dei Soscial.
Fu la fine, la chiusura, di un capitolo di storia antagonista, di un certo modo di autoprodurre molto collettivo e analogico.
A quei tempi ci muovevamo in treno o in macchina, a volte anche a piedi. Fare centinaia di chilometri per vedere dal vivo persone e fare riunioni stupende era la normalità.
Ricordo si andò anche sino in Sicilia per incontrare amici e realtà simili.
E si andava a Roma come se niente fosse, specialmente al Forte Prenestino che era una delle nostre seconde case, c’erano stimolanti collegamenti anche con Torino, Firenze, Milano, Napoli, Modena, Bari, Perugia, Bologna e altre città più piccole, oltre naturalmente con la Liguria tutta, da Ventimiglia a Spezia.
Insomma la E.S.T. diede il suo contributo attivo a quel mondo. E la cosa durò fino a circa la metà degli anni novanta.

Oggi si cerca di farla rinascere.
Il contesto è molto cambiato e sia io che Robi siamo ancora più o meno vivi.
Robi, al contrario del sottoscritto, è rimasto sorprendentemente attivo musicalmente, bassista dei CGB, che non è impegno da poco per un sessantenne seppur flemmatico. Io mi sono per anni ancora dedicato alla diffusione di libri e riviste libertarie, ma da qualche anno, circa dieci, ho smesso anche con quest’attività che tante soddisfazioni mi ha dato, per dedicarmi, con passione, ad ulivi e muri a secco.
È proprio il progetto di un libro dedicato ai muri a secco, che uscirà a giorni, che mi ha fatto balenare l’idea di rispolverare il progetto E.S.T.
Il libro si intitolerà “Il muro quadrato“.
Appena l’avrò in mano (il libro) farò la doverosa pubblicizzazione e partirò con la necessaria autodistribuzione.
Vedremo come andrà.

Come si finiva spesso le circolari che spedivamo in giro per il mondo, tempo addietro, vi lascio con:
“Thats all folks“.
V.M.

p.s. Attendo commenti costruttivi.


20/06/2025

Tra un treno e l’altro

Filed under: fuori buco — vitomora @ 2:56 pm

PRIMA PAGINA

Fantastico.
A pensarci oggi, tutto mi appare impossibile, irreale, sognato.
Avevo una divisa.
Volevano portassi la cravatta.
Imparai a farmi il nodo.
Non ci credo.
Ero stato assunto in Ferrovia da poco, a controllar biglietti. Avevo venti, ventun anni, pischello.
La testa sulle spalle e le spalle non mi dolevano.
Mio fratello, più piccolo di me di tre anni e mezzo, lui Vergine, io Capricorno, se n’era andato a Londra. Di nascosto.
Pochi giorni ed era tornato vestito tutto di nero, rasato sopra le orecchie.
Dice di aver visto i Virgin Prunes e chissà cos’altro, che era un modo per illuminarsi.
Per me, vederlo così trasformato, fu uno shock. Pazzesco. Adesso che fa l’infermiere e mi dà dell’estremista.
Ai tempi lui diede l’esempio, fece il primo passo.A me, proprio a me, che ero fermo a Robert Smith, portò da Londra una scarica di vita altra, metropolitana, a Ceriale, in provincia di Savona.
Ma la vita ti cambia o forse no, non è la vita che ti cambia: lui è rimasto quello che era anche se non lo vuole ammettere.
Succede che si decide di spostare lo sguardo, ma non è la vita a farti cambiare prospettiva.
E’ la paura.

Ho sempre vissuto in un mondo parallelo, su di una frequenza diversa da quella normale, disallineato. Sempre vibrato dissonanza, ma quando lo vidi tornato “così conciato”, per tre mesi rimasi scosso e con lo sguardo fisso, nel vuoto.
D’altronde io sono il primogenito. Come dice Emilia: “Hai delle responsabilità” .
Quando andavamo all’asilo, insieme, io lo tenevo per mano e lo proteggevo. Sarei morto per lui.
Si vibrava assieme e nessuno avrebbe potuto farci del male perché quando vibri ad una frequenza diversa dal Male sei inafferrabile, intoccabile, inviolabile.
Tornò rasato sopra le orecchie – ho anche una foto, se volete – e questo mi diede una scossa, io che ero stato assunto in Ferrovia e dovevo portare il cappello e la cravatta.
“Buttala via quella divisa! Non permettere ti buttino giù la frequenza, quella non è la vita tua! Lascia tutto, purificati, metti vestiti neri, ucciditi e rinasci!” diceva la mia guida interiore.
“Tu! Proprio tu! Parlo con te! Tu che sfogli orari e prontuari controvoglia, che perdi tempo a far biglietti, la tua vita è altrove!”

08/09/2022

cose da dire (4)

Filed under: per buco,Virus — vitomora @ 1:48 pm

Quarta ed ultima puntata.
Tornare su i miei passi non mi ha mai portato bene.
Lo so perché l’ho fatto diverse volte, in nome di una indefessa, messa in discussione delle mie idee (si dice, no, che solo i morti e gli stupidi non cambiano idea, o cose così).
Bene, tutte le volte che l’ho fatto, è stato un fallimento.
Certo, si dirà, anche i fallimenti servono a a qualcosa, ma non è che bisogna andarseli a cercare i fallimenti. Non mi sembra sano. Lasciamo alla Vita l’esclusiva possibilità di metterci davanti a fallimenti e crisi. Basta e avanza.
Ho provato a tornare in un gruppo teatrale, che gli eventi mi avevano portato a lasciare, ed è stato un discreto fallimento, ho cercato di riformare dopo tanti anni un gruppo musicale che fu molto importante per me, ma il progetto è tristemente naufragato.
Ho provato a rimettermi a fare cose, attività, che anni prima avevo deciso di lasciare, ma è stato deludente: le cose non funzionavano come una volta, difficoltà di ogni tipo. Non ho esperienza in ambito sentimentale sul tema “tornare sui propri passi”, ma credo valga lo stesso discorso. Anzi, a dire il vero, ho esperienza anche in questo campo; esperienza che, indicativamente mi conferma certe supposizioni, ma parlarne mi viene difficile. Le relazioni di coppia sono molto complesse e delicate.
Non basta mettercela tutta per starci dentro, spesso interviene qualcosa di inaspettato a distruggere i piani, per esempio una pseudo-pandemia. Quando per qualunque ragione un capitolo si chiude, la cosa più saggia da fare è voltare pagina o anche cambiare libro.
Cercare di resistere al cambiamento non è sano, produce malessere.
Resistere non fa bene.
Oggi anche la parola “Resistenza”, per me, ha perso il suo intoccabile valore positivo, ma questo discorso meriterebbe un approfondimento a parte.
Bene. Ho preso atto che, in questi due anni, mi sono allontanato (o sono stato allontanato, difficile da dire) da molti luoghi che erano i miei luoghi di riferimento (spazi sociali, teatrali, conviviali…), mi sono allontanato (o sono stato allontanato) da molte persone che erano la mia comunità e mi sono allontanato (o sono stato allontanato) da un Movimento, o come vogliamo chiamarlo, che si è dimostrato, oltre che debole, e questo già lo si sapeva e non era un problema, anche politicamente, nei contenuti, inconsistente.
Di questa presa d’atto ne ho già scritto quando ho parlato dell’elaborazione di un mio personale lutto.
Ora, alla luce di tutto quello che ho scritto, tornare sui miei passi, tornare a frequentare certi luoghi, certe persone, certe lotte, credo sia sbagliato.
La Vita mi dice di fare altro.
Potrei anche provare a tornare sui miei passi, provare a far finta di niente, ma, lo so, nulla sarebbe come prima, tutto sarebbe fasullo, deludente, considerato anche che non sento ci sia la volontà di un serio confronto collettivo riguardo quel che è successo al mondo, a noi, e alla nostra relazione.
Si vuole solamente, prima possibile, tornare a quello che c’era prima.
E questo lo trovo deludente e triste.
Questo è quello che avevo da dire.
Scusate se sono stato noioso o se mi sono ripetuto.
Avevo bisogno di esprimermi in modo chiaro e definitivo.
FINE

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