IL BUCO QUADRATO

19/01/2013

piove affanno

Filed under: per buco — vitomora @ 3:32 pm

E così, pensi che io abbia un approccio sbagliato alla vita, che vivo nella sofferenza, che sono chiuso al mondo, che quindi sono io che voglio isolarmi, che mi emargino. Insomma sto sbagliando atteggiamento.
Ho cattive letture, cattive amicizie, cattive ideologie?
Ho sbagliato strada?
Se penso alle scelte che ho fatto nella mia vita, le vedo sempre motivate da un desiderio di benessere e libertà. Se sono venuto a stare dove stò, per esempio, è perchè volevo evitare di entrare nel mondo del lavoro, perchè di solito il lavoro fa stare male ed è politicamente inaccettabile, essere sfruttati, o autosfruttarsi. Nel mondo del lavoro ci sono stato per un decennio ma poi ho sentito che dovevo fare qualcosa, che dovevo smettere.
Mi sono illuso di fare scelte che potessero ridurre il rischio di ammalarmi, evitare di sfruttare gli altri, cercare un po’ di contatto con quello che è naturale, cercare di arrivare alla vecchiaia con le mie gambe, senza dover essere assistito.
Ma naturalmente ho fatto degli errori e ho dovuto confrontarmi con quello che sono, con le mie paure e i miei limiti. E a volte ho sbagliato nelle relazioni con le persone, con le quali ho spesso dovuto dare delle spiegazioni. Ho vissuto sulla difensiva, perchè tutto in questa società deve andare in una certa maniera e chi non segue la linea deve far i conti con il giudizio e il pregiudizio.
Ho fatto fatica, a modo mio mi sono scontrato e inevitabilemente sto perdendo: politicamente sono un perdente, economicamente sono un perdente, nei rapporti sociali sono uno difficile, e ora anche sentimentalmente sono sconfitto, non ci stai più dentro e sono abbandonato.
In questo momento sento d’essere arrivato alla fine di un percorso, che anno dopo anno si è fatto sempre più stretto. Prima che si chiuda definitiviamente è meglio che mi dia una mossa.

12/01/2013

buco fisso

Filed under: per buco — vitomora @ 11:53 am

Oggi mi sono svegliato pensando che, in questo momento, un bel lavoro fisso mi farebbe proprio comodo.
Alzarsi con degli orari prestabiliti, una mansione che ti occupa la testa, tanti colleghi con cui scambiare quattro chiacchiere, una pausa per mangiare assieme ad altri, e poi riprendere nel pomeriggio, anche senza nessuna voglia, anche facendosi un poco di nervoso e di stress.
In momenti di difficoltà, invidio chi un lavoro o addirittura un posto fisso ce l’ha e lo può usare come psicofarmaco, sana alienazione che ti porta via da brutti pensieri, che fa passare del tempo, che distoglie dalla propria crisi, che ti allontana da te stesso.
È per questo, forse, che il lavoro, e il posto fisso in particolare, è così desiderato: perchè ci porta via dai nostri turbamenti, perchè rimanda il problema, che non sparisce, certo, rimane lì ad aspettarci, ma almeno non lo vediamo.
Invece sono qui. A guardarlo.
A guardare le pareti dei miei schemi, che devo superare.
Faccio fatica, forse non c’è niente da fare, ci provo.

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