IL BUCOQUADRATO

16/12/2011

la storia dell’uomo e della donna secondo chefù

Filed under: fuori buco — vitomora @ 9:08 pm

Influenzato dalla lettura di “Liberi dalla civiltà” di Enrico Manicardi e da altre suggestioni, ho deciso di preparare uno spettacolo teatrale per bambini, o meglio, uno spettacolo che potesse andare bene sia per i bambini, anche piccolissimi, che per i genitori, anche vecchissimi, alla ricerca di un linguaggio il più universale possibile.
È venuto fuori “La storia dell’uomo e della donna secondo Chefù”, un’azione teatrale della durata di 45 minuti circa che racconta a modo di Chefù, la storia dell’umanità degli ultimi sette milioni di anni.
Chefù è il Maestro del Tempo e voce narrante mentre io, Moras Svitol, il viaggiatore nel tempo, sono l’unico protagonista.

Nel dettaglio:
scena 1 – l’uomo è ancora scimmia;
scena 2 – l’uomo si alza su due zampe e comincia a costruire utensili;
scena 3 – l’uomo inizia a parlare;
scena 4 – l’uomo è cacciatore/raccoglitore;
scena 5 – l’uomo scopre il fuoco;
scena 6 – l’uomo scopre qualcos’altro;
scena 7 – l’uomo inizia, purtroppo, a coltivare;
scena 8 – l’uomo recinta e crea la proprietà privata;
scena 9 – l’uomo va a scuola;
scena 10 – l’uomo inventa il commercio;
scena 11 – l’uomo costruisce la fabbrica e la catena di montaggio;
scena finale – che fare?

Il finale, che è la parte più importante nel teatro e nella vita, vede l’attore, cioè io, e il Maestro del Tempo discutere riguardo quello che bisognerebbe fare del proprio futuro, arrivando alla conclusione che serve un viaggio a ritroso dalla scena 11 alla scena 1.
Basta andare avanti, torniamo indietro!
Un ritmo tribale fa da colonna sonora per questo viaggio di consapevolezza a ritroso nel tempo, sapendo però che non è possibile tornare indietro, ma che, alla meno peggio, si può solo andare avanti scoprendo il nostro passato, anche quello remoto.
Ma quello che più conta è che “il futuro lo decidi tu!”.

Mi piacerebbe portare lo spettacolo in giro per il pianeta (in preparazione una versione in tedesco e su richiesta posso farlo anche in inglese, in francese e in spagnolo), ma mi accontenterei anche di rimanere in italy.
Se puoi aiutarmi scrivimi, ti posso mandare un video di presentazione.
Per quanto riguarda il materiale tecnico mi serve solamente un amplificatore, due casse e un lettore cd.
Grazie per l’attenzione.
Svitol e Chefù

05/11/2011

beato beota

Filed under: fuori buco — vitomora @ 5:43 pm

Un desiderio strano a volte mi balena nella testa:
mi piacerebbe alzarmi una mattina ed essere felice.
Svegliarmi di buon umore, fare una colazione abbondante e poi andare in giro contento di esserci, gentile con tutti.
“Buongiorno signora Teresa, dormito bene questa notte?”.
Tutti si accorgono del mio stato d’animo perchè riesco a trovare battutine simpatiche per ognuno, sorridere alla cassiera della Coop, fare un salutino al bambino nella carrozzina e anche una smorfia dispettosa, colloquiare serenamente con i clienti delle Poste in attesa del mio turno (P056), fare conversazione con disinvoltura, avere la battuta sempre pronta, la parola giusta al momento giusto, essere insomma un tipo non solo più socievole, ma quasi ebete.
Mi piacerebbe dare sempre con naturalezza i bacetti sulle guance quando incontro qualcuno che conosco e dirgli “Va tutto benissimo, e tu?”, ma non perchè fa pensiero positivo, ma proprio perchè lo penso davvero.
Dire prontamente “Saaalute!” ad uno sconosciuto che starnuta per la strada e, dopo che lui risponde sicuramente “Salute che se ne va!”, io prontissimo con “Speriamo di no”.

19/10/2011

decreto “suicidio”

Filed under: fuori buco — vitomora @ 4:56 pm

Proposta di decreto legge:
Chi non lavora da più di sei mesi è obbligato a suicidarsi.

05/08/2011

ma il metodo fukuoka, funziona o non funziona?

Filed under: fuori buco — vitomora @ 10:07 pm

ortocaos

Dopo una ventina di anni di letture, esperimenti, corsi, errori, gioie e dolori, ho finalmente capito il metodo Fukuoka.
Una comprensione profonda, quando dici “Ahhh!”.
Una comprensione che spero definitiva ma non è detto.
Credevo di avere già capito tutto tempo fa, mi illudevo di avere capito già da subito dopo aver letto “La rivoluzione del filo di paglia”, ma si trattavano solamente di intuizioni, speranze nelle quali confidavo, segnali ai quali mi aggrappavo.
Invece adesso, zac!, ci sono veramente!
Non si tratta di agricoltura, non si tratta di produzione, non si tratta di coltivare, non si tratta di fare qualcosa o di fare qualcos’altro.
Non c’è niente che deve funzionare, nessun parassita da combattere, nessuna tecnica da imparare, si tratta solo di una strada da percorrere, la strada del lasciar fare.
Sembra facile da capire ma non lo è.

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