Entries Tagged 'per buco' ↓
Settembre 12th, 2011 — per buco
Non sto parlando di saldi, sconti e offerte speciali, mi riferisco ad una condizione quasi patologica, senza quasi, che l’homo modernicus pre-catastoficus vive da qualche decina di anni in occidente (nel senso scontato del termine).
Mi riferisco al fatto che tutti o quasi danno il nostro modo di vivere come acquisito, conquistato, appunto, lo danno per scontato.
La pensione per esempio. Tutti pensano che bisogna vivere e lavorare per poter un giorno, da vecchi, riposare avendo uno stipendio garantito: “godersi il meritato riposo”. Con la scusa che tutti danno per scontata la pensione, ci stanno allungando gradualmente gli anni di lavoro.
Diamo per scontato che si debba avere un lavoro – lo dice anche la Costituzione! – come se lavorare fosse una espressione naturale dell’uomo di tutti i tempi, quando sappiamo che per milioni di anni l’umanità non ha lavorato. Mi permetto di dire che si da per scontata la catena di montaggio addirittura, il lavoro in miniera così come fare il presentatore di quiz televisivi. Diamo per scontato che la moglie o il marito stiano con noi tutta la vita, che si costruisca una vita assieme e poi, quando scopriamo che il partner ci ha fatto il bidone, non ci capacitiamo e andiamo in crisi, in merda. Si dà per scontata l’energia, la pompa di benzina, anche la bolletta della luce. La scelta di buttare in un cassonetto i nostri scarti anche riciclati è scontata, modernamente naturale.
Fare la fila ad uno sportello no, quello non è scontato, ci diciamo che si potrebbe evitare se ci fosse una migliore organizzazione, uno Stato(Entità super scontata) che funzioni meglio. Ma direi di più, si danno per scontato tante altre cose, oltre il bancomat, la polizia stradale, il Canadair e la lavastoviglie, si dà per scontato che non ci saranno più guerre, che non ci sarà più la fame, che non si soffrirà più il freddo, al massimo si farà fatica ad arrivare a fine mese. Si dà per scontato che debba esistere il carcere così come il corso di danza per la figlia.
Andiamo in panico se manca lo zucchero per il caffè o il formaggio da grattare sugli spaghetti. Viviamo come se non dovessimo ammalarci mai, come se dovessimo vivere in eterno, anche se si pensa che l’unica cosa certa sia la morte, la madre delle certezze.
È ovvio che tutto questa scontatezza sia pericolosa e che nascondi una fragilità ed una ingenuità che non lascia presagire niente di buono per il futuro.
Credo quindi che sia meglio approcciare la vita in una maniera meno scontata, meno ipocrita, svelando la precarietà di ogni momento, di ogni cosa, di ogni rapporto.
Per esempio, io che da anni non dò quasi nulla per scontato, quando vedo la mia cacca sparire nel cesso rimango sempre sorpreso e un pochino perplesso.
Aprile 8th, 2011 — per buco
È bello decespugliare.
Quando decespuglio il tempo si deforma, forse mi addormento anche, cullato dal rumore del motore scoppiettante e inebriato dallo scarico al sapore di olio semisintetico.
Le ore passano direttamente sulla schiena, L5 S1, e lì si depositano in cambio di 15 euro ognuna.
L’erba salta via senza opporre resistenza, falcidiata senza colpa si decompone in mille pezzettini odorosi di erba sfalciata.
Ogni tanto, ma è raro, trovo una merda di cane. Il filo di plastica di 3,3 millimetri di diametro la scambia per erba e la sminuzza.
Tocca fermarmi e darmi una sciacquata.
A volte sento una puzza di merda che sembra io abbia decespugliato una merda, ma mi accorgo che è solo un tipo di erba che puzza di merda, incazzato per nulla.
I miei vestiti si riempiono di liquidi vegetali e anche di terriccio umido. Anche sul volto, seppur protetto da una rete di plastica a maglie strette, si depositano vari frammenti di gambarossa, sedano selvatico, dimmi tu quale tipo di erba, nomi in latino, con proprietà terapeutiche, e se sono fortunato, melissa, che fa bene per la digestione.
Quello che sto usando è il terzo decespugliatore della mia vita, dopo due Mitsubishi, ho comprato, di seconda mano, un Maruyama.
I giapponesi in quanto a tecnologia ci sanno fare.
Quando decespuglio, voglio dire, quando non dormo decespugliando, sono solo, solo con i miei pensieri. Le idee più geniali arrivano mentre decespuglio, generalmente dopo tre ore di lavoro. E oggi mentre decespugliavo, ho deciso che avrei dovuto scrivere un post sul mio blog.
Ma…credo avesse ragione D.D., amico contadino seguace di Masanobu Fukuoka, che il giorno che gli confessai che mi sarei comprato il decespugliatore mi disse:
“Non farlo”.
Settembre 22nd, 2010 — per buco
A pag.16 del “Buco quadrato”, un libretto che sta diventando ingombrante perchè devo farci i conti continuamente, scrivevo:
“Proseguendo, giorno dopo giorno, nel mio esperimento, ho realizzato che forse avrei dovuto rovesciare il rapporto di dipendenza uomo-lavoro: era il lavoro che avrebbe dovuto essere dipendente da me e non viceversa; in sostanza ho deciso che non sarei piú stato io a cercare il lavoro ma che sarebbe stato il lavoro che, eventualmente, se proprio avesse avuto bisogno di me, mi avrebbe cercato. Inoltre, ovviamente, dovevo mettermi nelle condizioni di rifiutarlo, perché spessissimo il lavoro fa male.
Quindi smisi di cercarlo. “
Ieri, incautamente, ho ignorato questa regola, ho tradito questo proposito, ho disatteso questa linea programmatica, ho trasgredito questa legge fondante della mia vita, e l’ho pagata.
Non sono in forma, vi confesso che sono proprio in crisi, non mi gira bene, mi va quasi tutto storto, ma è strano, sembra quasi che me le stia andando a cercare.
I sensi di colpa e la preoccupazione di non farcela mi fanno perdere lucidità e freddezza e, nonostante la sera prima il cielo fosse stellato e io riuscissi a comprendere l’insignificante presenza umana nell’universo, la mattina seguente, dopo 27 anni dall’ultima volta, sono lo stesso andato a cercarlo.
Il “lavoro”, che è suscettibile, e che ha sicuramente letto il mio libretto, si è vendicato.
È stata una debacle, le forche caudine, una vergogna, una gogna.
Non entro nei particolari, il lavoro che chiedevo non era dei più usuranti, non era un posto fisso, era molto creativo, sembrava proprio fatto per me: un artista del cazzo!
Giusto così.
La mia vita sperimentale sta finalmente giungendo a risposte definitive, quasi scientifiche: io non devo cercare lavoro!
Mai più il mondo del lavoro mi vedrà ai suoi piedi!
Non mi avranno mai!!!
Mai.
Febbraio 14th, 2010 — per buco
Ieri ho preso il treno per andare da qualche parte.
Appena salito mi sono messo a leggere un libro.
Dopo pochi minuti arriva il conduttore, che non è il controllore. Il controllore è quello che controlla i conduttori. È un ex collega, si chiama come me. Mi riconosce. Mi controlla il biglietto, ci diciamo due cazzate e se ne va.
Alla prima stazione sale sul treno un ragazzo non italiano. Non lo vedo, ma sento che si siede sul sedile dietro il mio. Il conduttore arriva subito a chiedergli il biglietto.
Non ce l’ha.
Il conduttore, palesemente contento, comincia ad agitarsi, gli fa la morale, gli dice che adesso sul treno non è possibile salire senza biglietto: deve pagare 50 euro di multa oltre il costo del biglietto. La ragazza seduta di fronte a me ed io ci guardiamo facendo una smorfia.
Il ragazzo tenta una difesa, ma nulla da fare. Dopo una debole resistenza, a sorpresa, paga.
Il conduttore intasca i soldi, ma non ha abbastanza spiccioli da dare di resto.
Viene da me e mi chiede 20 centesimi. Glieli do. Si, glieli do. O forse alla fine non li ha presi, ma poco importa.
Il ragazzo perde per un attimo il controllo e dice sottovoce al controllore: "Fanculo, stronzo".
Il ferroviere, che stava già andando via, si ferma. È di fianco a me. Io gli prendo il braccio, per dirgli di fermarsi. Lui però torna sui suoi passi: "Cosa hai detto?".
Il ragazzo dice: "Niente".
La discussione finisce.
12 km di viaggio: 51,80 euro.
Capito perchè mi sono licenziato?