Non rinchiudetemi

Dicembre 20, 2013

Non rinchiudetemi in una categoria.
Se ti dico che sono un danzatore butoh, tu automaticamente mi rinchiudi in uno schema mentale, anche se di butoh non sai niente.
Se ti dico che faccio il clown, ancora peggio perchè il linguaggio del clown è uno stereotipo granitico.
Se si parla di espressione corporea, l’associazione mentale più diffusa è quella con il bisogno corporeo per eccellenza: fare la cacca.
Anche solo parlare di danza genera sospetti, specie in ambito maschile.
Forse allora l’unica cosa che posso fare è cercare di non farmi capire, fare in modo che quello che faccio o propongo non venga compreso. Forse è solo dall’incomprensione che può nascere una comunicazione non preconcetta.

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Preso bene

Ottobre 29, 2013

Da quando ho scoperto (e questo avvenne mooolti anni fa) che il mondo degli adulti era malato, ho iniziato a cercare di andare oltre, certo che restare in questa dimensione mentale fosse a sua volta malato.
Ho sempre sentito una spinta interiore che mi portava a guardare sotto, di fianco, dietro, altrove, di provare a testare altri comportamenti, di non credere a quello che mi si diceva, a sbagliare, a non fare quello che facevano tutti, a non fidarmi, già da piccolo, anche della mamma e del papà.
È per questo che in un momento di sofferenza e confusione, decido di fare quello che, nell’opinione comune, non conviene fare, e cioè starci con la sofferenza, guardarla in faccia, sfidarla, senza scappare, finchè resisto.
Ciò che è difficile è saper aspettare, perché, sono sicuro, dopo un po’, lasciato esprimere, il malessere si stanca e se ne va.

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fetere

Ottobre 25, 2013

Per più di otto mesi ho sofferto.
Qualche giorno di più, qualche giorno di meno.
Non ho preso droghe, non ho bevuto, niente psicofarmaci.
Solo, a confrontarmi con la mente ossessiva che giudica me e giudica tutto il mondo, che mette ansia, paranoia, angoscia.
Qualche volta ho fatto veramente fatica a non identificarmi con i miei pensieri e seguire quello che desideravano.
Non mi sono aggrappato al lavoro come molti mi hanno consigliato; mi sono concesso, qualche volta, di disturbare qualche amico e amica e mostrare loro le mie lacrime.
Adesso mi illudo che il peggio sia passato.
Sono convinto che la vita, in tutte le sue manifestazioni, debba essere lasciata libera di manifestarsi, e che la vita non sia sti cazzo di pensieri che arrivano e ti divorano.
La nostra cultura, la civiltà, l’educazione, secoli e secoli di sofferenza e tragedie, è questo quello che siamo? O sono solo un fardello che ci portiamo addosso? È possibile sbarazzarsi di tutta questa merda?
Prendere consapevolezza è sufficiente?

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contro il lavoro

Giugno 3, 2013

Mio intervento ad una iniziativa sul tema del lavoro al Teatro dell’Attrito, un paio di domeniche fa.

Al ritorno dal mio primo vero giorno di lavoro, ero adolescente, mia madre, appena entrato in casa, mi disse orgogliosa:”Allora Vito…è vero che stai bene? Il lavoro nobilita!”
Ne arrivavo da otto ore dentro una serra dove c’erano 45 gradi, a raccogliere pomodori avvelenati, sopra una terra completamente sterile, in un ambiente che non può che produrre malattia.

Questo non ti fa venire dei d-u-b-b-i!

Sopra l’ingresso di un noto campo di concentramento ci sta scritto, e oramai dovrebbero saperlo tutti, “Arbeit macht frei” cioè “Il lavoro rende liberi”.

Questo non ti fa venire dei d-u-b-b-i?

Capita spesso che, durante un manifestazione, ci sia sempre il coglione di turno che urla:”Ma andate a lavorare!”

Questo non ti fa venire dei d-u-b-b-i?

Ne arrivo da un mio periodo difficile, una crisi acuta.
Molti mi hanno consigliato:”Buttati nel lavoro!”
Usare il lavoro come uno psicofarmaco per sfuggire la realtà.

Questo non ti fa venire dei d-u-b-b-i?

Per milioni di anni l’uomo e la donna non hanno lavorato; hanno cercato di soddisfare i propri bisogni autonomamente o collaborando tra di loro. Non hanno mai pagato qualcuno che lavorasse per loro.
Il lavoro esiste da poche migliai di anni.

Questo non ti fa venire dei d-u-b-b-i?

Gestisco da diversi anni una piccola attività di diffusione libertaria.
Il libro che ho venduto di più è quello di Bob Black “L’abolizione del lavoro”

Questo non ti fa venire dei d-u-b-b-i?

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